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Studenti francesi in crisi: “Le ragazze ci stracciano”

[La Stampa, 15/11/2009]

Dominio femminile in tutti i campi: “Attenti, i maschi frustrati diventano violenti”

DOMICO QUIRICO

Ormai la situazione è così ingarbugliata che si pubblicano libri dai titoli allarmatissimi: parola d’ordine, salviamo i maschi! Sì, perché a scuola in Francia sono diventati loro il sesso debole: su 150 mila allievi che ogni anno alzano bandiera bianca e lasciano le aule senza alcun diploma in tasca, più di centomila sono maschi. Nelle scuole primarie sono loro quelli che hanno le maggiori difficoltà ad apprendere la lettura, quelli che sono in modo prevalente ripetenti e ancora quelli che affollano maggioritariamente i banchi dei corsi di recupero.

Se ne è accorto uno specialista del sistema educativo, Jean-Louis Auduc, che, pazientemente, per due anni ha spulciato le statistiche nazionali e ha smascherato il sorpasso dei sessi: signori, persino alle superiori non ci sono speranze, sette ragazze su dieci conquistato l’agognato «bac», o un diploma post-bac, contro sei uomini sui dieci. Nel 2008-2009 le ragazze, che secondo antichi luoghi comuni disporrebbero di un cervello poco scientifico, ottengono per il 31 per cento un voto corrispondente a «bene» e «molto bene» al bac scientifico, contro il 24 per cento dei maschi. Le cifre irrefutabili sono del Ministero dell’Educazione. Insomma, ai ragazzi non resterebbero che il football e il rap per togliersi dai guai: ormai la femminilizzazione ha conquistato tutti i mestieri, compresi il medico e il giudice, un tempo professioni nettamente maschili.

Ci sono i modelli che trascinano irresistibilmente la marcia femminile: alla sommità della società francese le donne impazzano, ci stanno benissimo, domina e irrompe lo stile della donna che vuole e ha successo. Basta citare Rachida Dati, Rama Yade o Fadela Amara per crederci. I maschi si intristiscono e rimpiangono i tempi in cui la forza, per ottenere un impiego, era un criterio di vantaggio.

La Francia genere maschile è dunque in grande imbarazzo scolastico, ovvero proprio quella che per tradizione secolare ha approfittato per lungo tempo del ruolo di privilegiata del sapere. Il problema non è soltanto di immagine o di statistica. Il guaio, secondo il ricercatore, è che questa inferiorità viene davvero mal vissuta: «Il fallimento scolastico presso i maschi è sentito - spiega Auduc - con un sentimento di immensa frustrazione, che si tenta di compensare con la forza fisica e la sessualità. Si sa che verso i 14 anni esiste una violenza specifica tra ragazzi e ragazze. Ecco una delle cause. Bisogna ristabilire una maggiore armonia. Non privando le ragazze del loro successo, ma consentendo ai maschi di riuscire a loro volta».

Non sembra un’impresa facile. Si comincia a mormorare di rimettere in gioco le classi miste. Ma Auduc preferisce parlare della necessità di migliorarne il funzionamento, tenendo conto delle «differenze di maturità, di ritmi di apprendimento, di interessi, di rapporto con il sapere. Per esempio creando gruppi di lavoro separati per alcuni corsi».

I maschi sono portati a svalutare il sapere e a ribellarsi contro la scuola. La spirale del fallimento è innescata. E così le ragazze sono poco presenti nelle carriere scolastiche brevi e meno prestigiose e dominano in quelle superiori. La tradizione riprende i suoi diritti, invece, nei corsi di élite: qui dominano ancora i maschi. Ma la supremazia è fragile: gioca ancora il vecchio riflesso condizionato di non infrangere le frontiere maschio e femmina all’interno della famiglia.

Lo studio di Auduc rivela come, nell’orientamento professionale, l’identificazione è sempre il meccanismo primario. Ebbene, in famiglia i maschi sono coccolati, sono convinti della loro superiorità e vivono una crisi di identità a scuola; le ragazze, meno apprezzate in famiglia, hanno la scuola per farsi largo. Ma a forza di avvicinarsi ai maschi non finiranno per adottarne i codici di comportamento? E in questo caso, sarebbe per loro una vittoria?

Equally prepared for life [2009]




HOW 15-YEAR-OLD BOYS AND GIRLS PERFORM IN SCHOOL
PISA (Programme for International Student Assessment)




La scuola delle femmine

Corriere della Salute, abril 2004


Gli adolescenti maschi hanno in percentuale meno successo negli studi rispetto alle coetanee. Tra i motivi, le caratteristiche del nostro sistema d'instruzione. Di Gustavo Pietropolli Charmet, docente di psicologia dinamica, psicoterapeuta dell'adolescenza.

La percentuale di maschi che anno ripetuto un anno scolastico è del 36%, quella delle femmine del 22%. La percentuale delle femmine che hanno avuto un percorso formativo accidentato è del 39%, quella dei maschi è del 51%.
Si tratta di un dato che merita di essere compreso nelle sue cause, al fine di garantire pari opportunità scolastiche ad ambedue le adolescenze, quella maschile e quella femminile.

Un elemento importante è la femminilizzazione del corpo docente. Nel '90 le insegnanti rappresentavano circa il 65%; nel '99 la percentuale è salita a più del 70%. E'possibile ipotizzare che gli adolescenti maschi, soprattutto all'età del biennio delle superiori, siano meno adatti delle coetanee a utilizzare uno stile femminile di apprendimento e modelli di valutazione che possono apparire troppo dipendenti dal parere soggettivo del docente e poco collegati alla competizione virile con i coetanei.

Anche la centralità della parola e del linguaggio orale nella trasmissione del sapere scolastico potrebbe favorire le femmine rispetto ai maschi, più orientati nell'adolescenza ad imparare attraverso azioni e operazioni concrete.
La scuola italiana, inoltre, a differenza di molti altri Paesi, è centrata sulla importanza del gruppo classe. Al suo interno gli studenti non si sentono più costretti a dissimulare i sentimenti, ma possono utilizzarlo come palcoscenico sul quale esprimere l'informalità del sé adolescenziale e le sue esigenze relazionali. Sono i maschi quelli esposti al rischio d'infrangere la disciplina a favore della comunicazione spiritosa e dello scherno irridente agli adulti.

La cultura adolescenziale attuale interpreta l'esperienza scolastica come occasione di scambio affettivo, come ambito in cui sottoscrivere vincoli di gruppo e anche questa esigenza è più avvertita dai maschi che dalle femmine, più orientate all'intimità riflessiva del piccolo gruppo di amiche.

Molti adolescenti maschi, inoltre, tollerano male la mortificazione narcisistica che la scuola legittimamente infligge. Le valutazioni negative di inizio anno demotivano profondamente ad identificarsi col ruolo di studente, istigando a privilegiare il ruolo affettivo di adolescente che trova a scuola occasioni propizie per immergersi nelle relazioni con i coetanei, condividendo gli apprendimenti sociali che nascono dal libero confronto fra diverse esperienze.