Dominio femminile in tutti i campi: “Attenti, i maschi frustrati diventano violenti”
DOMICO QUIRICO
Ormai la situazione è così ingarbugliata che si pubblicano libri dai titoli allarmatissimi: parola d’ordine, salviamo i maschi! Sì, perché a scuola in Francia sono diventati loro il sesso debole: su 150 mila allievi che ogni anno alzano bandiera bianca e lasciano le aule senza alcun diploma in tasca, più di centomila sono maschi. Nelle scuole primarie sono loro quelli che hanno le maggiori difficoltà ad apprendere la lettura, quelli che sono in modo prevalente ripetenti e ancora quelli che affollano maggioritariamente i banchi dei corsi di recupero.
Se ne è accorto uno specialista del sistema educativo, Jean-Louis Auduc, che, pazientemente, per due anni ha spulciato le statistiche nazionali e ha smascherato il sorpasso dei sessi: signori, persino alle superiori non ci sono speranze, sette ragazze su dieci conquistato l’agognato «bac», o un diploma post-bac, contro sei uomini sui dieci. Nel 2008-2009 le ragazze, che secondo antichi luoghi comuni disporrebbero di un cervello poco scientifico, ottengono per il 31 per cento un voto corrispondente a «bene» e «molto bene» al bac scientifico, contro il 24 per cento dei maschi. Le cifre irrefutabili sono del Ministero dell’Educazione. Insomma, ai ragazzi non resterebbero che il football e il rap per togliersi dai guai: ormai la femminilizzazione ha conquistato tutti i mestieri, compresi il medico e il giudice, un tempo professioni nettamente maschili.
Ci sono i modelli che trascinano irresistibilmente la marcia femminile: alla sommità della società francese le donne impazzano, ci stanno benissimo, domina e irrompe lo stile della donna che vuole e ha successo. Basta citare Rachida Dati, Rama Yade o Fadela Amara per crederci. I maschi si intristiscono e rimpiangono i tempi in cui la forza, per ottenere un impiego, era un criterio di vantaggio.
Non sembra un’impresa facile. Si comincia a mormorare di rimettere in gioco le classi miste. Ma Auduc preferisce parlare della necessità di migliorarne il funzionamento, tenendo conto delle «differenze di maturità, di ritmi di apprendimento, di interessi, di rapporto con il sapere. Per esempio creando gruppi di lavoro separati per alcuni corsi».
I maschi sono portati a svalutare il sapere e a ribellarsi contro la scuola. La spirale del fallimento è innescata. E così le ragazze sono poco presenti nelle carriere scolastiche brevi e meno prestigiose e dominano in quelle superiori. La tradizione riprende i suoi diritti, invece, nei corsi di élite: qui dominano ancora i maschi. Ma la supremazia è fragile: gioca ancora il vecchio riflesso condizionato di non infrangere le frontiere maschio e femmina all’interno della famiglia.
Lo studio di Auduc rivela come, nell’orientamento professionale, l’identificazione è sempre il meccanismo primario. Ebbene, in famiglia i maschi sono coccolati, sono convinti della loro superiorità e vivono una crisi di identità a scuola; le ragazze, meno apprezzate in famiglia, hanno la scuola per farsi largo. Ma a forza di avvicinarsi ai maschi non finiranno per adottarne i codici di comportamento? E in questo caso, sarebbe per loro una vittoria?